FERRARA EBRAICA
Una città nella città
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Autore: Matteo Provasi
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Lingua: italiano
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Anno: 2010
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Dimensioni: 11 cm x 17 cm
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Pagine: 144 pp.
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ISBN 978-88-89248-20-1
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Copertina di Alberto Lunghini
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Prezzo € 10,00
A Ferrara è attestata una comunità ebraica – più o meno consistente, e più o meno rilevante sul piano politico e sociale, a seconda dei periodi storici – praticamente dal XIII secolo fino ad oggi, senza soluzione di continuità. Sono poche le città italiane che possono vantare una presenza ebraica altrettanto duratura e strutturata. Proprio grazie al suo ruolo certamente non marginale nella storia e nell’evoluzione dell’ebraismo, a Ferrara sono stati dedicate, nel passato più o meno recente, diverse indagini sul tema. Eppure, a fronte di una ricca e autorevole bibliografia concentrata su elementi specifici o ambiti temporali circoscritti, è finora mancato uno studio complessivo, con sguardo diacronico di lungo periodo, sulla complessa convivenza tra città e mondo ebraico.
Colma parzialmente questo vuoto il volumetto Ferrara ebraica (una città nella città), in uscita da 2G Editrice. Il libro si propone un’agile sintesi sulla plurisecolare interazione tra le istituzione e la società ferrarese da una parte, e un gruppo sociale fortemente connotato dall’altro. L’angolo visuale prescelto è infatti quello dell’affasciante processo d’integrazione tra la città di Ferrara (le sue strutture politiche, ma anche il suo paesaggio urbano) e la comunità ebraica che nel corso del tempo ha scelto proprio il capoluogo emiliano come luogo di residenza. Una lunga storia di convivenza, continuamente sottoposta a negoziati, penetrazioni, scontri, accettazione per motivi economici ed esclusione per motivi culturali. Una storia raccontata attraverso momenti cruciali e piccole storie paradigmatiche.
I capitoli, che seguono una progressione cronologica lineare, cercano di scandire questa convivenza tra ebrei e città in età significative. Le prime presenze, testimoniate nel Duecento, che producono la creazione di una piccola ma compatta comunità. Poi la liberalità del periodo signorile, nel quale Ferrara diventa un vero e prorpio crocevia ebraico, malgrado le estemporanee contestazioni della cittadinanza. Quindi l’età legatizia, pesantemente restrittiva nei confronti della comunità israelitica, che rinchiude gli ebrei nella scomoda posizione di «stranieri interni». Infine, le trasformazioni novecentesche, quando gli ebrei sono prima integrati nella società di regime, e successivamente vittime della propaganda razziale. L’ultimo capitolo è invece dedicato ai luoghi, dal Ghetto all’«Orto degli ebrei», e ai frammenti architettonici che ancora oggi custodiscono schegge di storia dell’ebraismo nostrano.
Lo stile di Ferrara ebraica è asciutto e divulgativo, riducendo al minimo l’apparato documentario, ma poggia ugualmente su un solido approccio scientifico. L’autore si è basato principalmente su letteratura secondaria, a cui in alcuni casi ha affiancato fonti d’epoca: documenti ufficiali, cronache rinascimentali, impagabili testimonianze di Giorgio Bassani e altri ebrei antifascisti.